Quali sono i pazienti a rischio di sviluppare il tumore al fegato
Quali sono i pazienti a rischio di sviluppare il tumore al fegato
Intervista al Prof. Luigi Bolondi
Ordinario di Medicina Interna all’Università di Bologna, Direttore della Unità complessa di Medicina Interna al Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna
In questi ultimi 12 mesi sono arrivate all’Associazione EpaC numerose testimonianze di pazienti che hanno che hanno purtroppo scoperto la presenza di un epatocarcinoma. Altre persone ci hanno chiamati molto allarmate poiché alla ecografia risultavano “noduli sospetti” che fortunatamente poi si sono rivelati a controlli successivi lesioni non tumorali.
Questo ci ha dato lo spunto per fare un po’ di chiarezza sull’insorgenza del tumore, in quale fase della malattia è ipotizzabile che ciò possa aver luogo, quali esami strumentali sono necessari ecc.
Abbiamo quindi deciso di intervistare un esperto della diagnosi precoce del tumore al fegato, il Prof. Luigi Bolondi, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Bologna, Direttore della Unità complessa di Medicina Interna al Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna.
Prof Bolondi di cosa si occupa e dove?
Sono un internista che si occupa prevalentemente di malattie del fegato, in particolare la diagnosi e la terapia dei tumori primitivi epatici
Che cosa è esattamente un tumore del fegato?
Per tumore si intende qualunque formazione con caratteristiche anatomiche anomale all’interno di un organo.
In quali casi possiamo parlare di tumore benigno e in quali di tumore maligno?
Nel fegato, come in qualunque altro organo, si possono sviluppare tumori benigni e tumori maligni. I tumori maligni hanno la caratteristica di crescere in maniera anomala, invadendo e sovvertendo il tessuto circostante, determinando anche lesioni in altri organi che sono denominate metastasi. Fra i tumori maligni del fegato, il più frequente è l’Epatocarcinoma, che insorge quasi esclusivamente nei pazienti affetti da epatopatie croniche, di origine virale e non virale.
Che cosa è un “Nodulo”? E’ sempre riconducibile a una lesione maligna?
Per “nodulo” si intende una formazione di natura indeterminata riscontrata, in genere con una tecnica di immagine (ecografia, TAC o Risonanza Magnetica), nel contesto del fegato. Nei pazienti con epatopatia cronica, quando si riscontra un “nodulo”, è necessario effettuare altri accertamenti per arrivare a una caratterizzazione definitiva, in quanto, fino a prova contraria, ogni nodulo è sospetto per malignità. Occorre comunque ricordare che la distinzione non è sempre facile in quanto il processo di trasformazione maligna è complesso e possono esistere delle forme intermedie (noduli displastici) che non sono ancora tumori maligni ma lo possono diventare
In quale fase della malattia del fegato si rischia l’insorgenza del tumore del fegato? Durante la cirrosi o in alcuni casi anche prima?
Generalmente i tumori maligni insorgono nel fegato cirrotico. E’ però possibile, in un numero limitato di casi, che essi possano insorgere anche su epatite cronica. Ciò è più frequente nei pazienti affetti da epatite B.
Quali esami diagnostici devono essere utilizzati per scoprire un tumore anche in fase iniziale?
L’ecografia, eseguita a intervalli regolari (ogni 6 mesi) nei pazienti con cirrosi epatica, nei pazienti con fibrosi avanzata e severa e nei pazienti portatori di epatite B, è la tecnica che più frequentemente porta alla scoperta del nodulo sospetto. Quando il nodulo è stato scoperto bisogna approfondire con ulteriori accertamenti.
In quali casi è opportuno utilizzare l’ecografia con contrasto e in quali la Risonanza magnetica?
Per capire se un nodulo è maligno è necessario valutare il suo aspetto dopo somministrazione di mezzo di contrasto per studiare la sua vascolarizzazione. La prima tecnica che abitualmente in Italia viene utilizzata è l’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS). Se questa non chiarisce è necessario eseguire una TAC o una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto. Questi esami sono necessari anche per la “stadiazione”, cioè per capire se nel fegato ci sono altri noduli (eventualmente non visibili all’ecografia) e se si è verificato anche un coinvolgimento delle strutture vascolari intraepatiche. Va ricordato che la Risonanza Magnetica è la tecnica con la maggiore accuratezza diagnostica. Essa inoltre si può avvalere anche di mezzi di contrasto epatospecifici che possono fornire ulteriori informazioni nei noduli poco vascolarizzati. Non sempre, comunque, nonostante tutti gli approfondimenti, si riesca a chiarire la natura del nodulo (se benigno, displastico o maligno), soprattutto nei noduli di piccole dimensioni (<1cm o<2cm). In questi casi è necessario eseguire una biopsia epatica ecoguidata.
Per un paziente con fibrosi avanzata ogni quanto tempo è opportuno sottoporsi ad una ecografia? Cosa si rischia se non si segue una schedula specifica?
E’ opportuno eseguire una ecografia ogni 6 mesi. Un intervallo superiore espone il paziente al rischio di trovare noduli di dimensioni maggiori e pertanto più difficilmente curabili con interventi radicali
Per un paziente che ha eliminato il virus dell’epatite C (quindi clinicamente guarito) è opportuno continuare una sorveglianza ecografica? Ci sono pazienti che più di altri devono tenersi controllati?
Anche i pazienti che hanno eliminato il virus C devono continuare il programma di sorveglianza ecografica, in quanto il rischio di sviluppare noduli è diminuito ma non del tutto azzerato. Si ritiene che i rischi siano maggiori per i pazienti con una storia di malattia più lunga o con una fibrosi avanzata o cirrosi. In ogni caso l’intervallo consigliato è sempre 6 mesi.