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Epatite C in carcere. L‘esperienza di Viterbo, con la collaborazione di polizia penitenziaria, detenuti e personale sanitario

l progetto si chiama "HCV Free" e si è svolto all’interno della casa Circondariale di Viterbo tra marzo e dicembre 2017, articolato in quattro fasi precedute da una campagna divulgativa e di sensibilizzazione, è stato pensato per dimostrare l’importanza di informare ed educare le persone detenute ma anche il personale operante all’interno dell’Istituto (Polizia Penitenziaria e Personale Sanitario) creando una Rete unica e comunicante finalizzata alla prevenzione da infezione Hcv.

IL REPORT


Il progetto pilota Enehide (Educazione e prevenzioNE sull’ HCV all’interno degli Istituti di Detenzione) è stato ideato, promosso e realizzato nella Casa Circondariale di Viterbo dalla Associazione EpaC onlus e Simpse (Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria). Il progetto è stato pensato per dimostrare l’importanza di informare ed educare le persone detenute ma anche il personale operante all’interno dell’Istituto (Polizia Penitenziaria e Personale Sanitario) creando una Rete unica e comunicante finalizzata alla prevenzione da infezione HCV.

Il progetto si è svolto all’interno della casa Circondariale di Viterbo tra marzo e dicembre 2017, articolato in quattro fasi precedute da una campagna divulgativa e di sensibilizzazione attraverso la distribuzione di volantini informativi sugli incontri e con l'affissione di locandine nei locali dell’Istituto Penitenziario, contenenti le date degli incontri con le persone detenute, con il Personale Sanitario e con la Polizia Penitenziaria.

1. Incontri di informazione con le persone detenute
A sostegno di tali incontri sono state abbinate le seguenti attività:

  • distribuzione di materiale informativo multilingue (Albanese, Arabo, Francese, Inglese, Italiano, Romeno, Spagnolo);
  • distribuzione KIT di igiene personale;
  • utilizzo di mediatori linguistici per facilitare la comprensione della popolazione detenuta straniera.

2. Incontri di formazione con il Personale Sanitario;
3. Incontri di formazione con il Corpo di Polizia Penitenziaria;
4. Valutazione degli outcomes:
Partecipazione | Apprendimento | Criticità | Aderenza Test ANTI-HCV persone detenute - post incontri

Partecipazione incontri
In ragione dello scarso interesse che generalmente accompagna iniziative educative di questo genere e della tipologia di utenti coinvolti, l’obiettivo minimo di partecipazione agli incontri auspicato e prefissato era del 40%.

PARTECIPANTITOTALE PRESENZE% DEI PARTECIPANTI PRESENTI
DETENUTI 351 presenze su 558*
107 presenze all'evento inaugurale**
63%
POLIZIA PENITENZIARIA 45 presenze su 332 unità 13,50%
PERSONALE SANITARIO 36 presenze su 46 unnità 78,20%

*Le presenze effettive sono 608 ma con 50 persone detenute impossibilitate a partecipare poiché in regime di detenzione ex. art. 41-bis.
**107 sono le persone detenute presenti al primo incontro di presentazione del progetto, ma esclusi dal calcolo dei partecipanti agli incontri informativi


Nel complesso, quindi, possiamo ritenere il livello di partecipazione molto soddisfacente, oltre le aspettative iniziali, anche considerando il particolare contesto entro il quale si andava ad operare.

Apprendimento incontri informativi
Al fine di valutare l’efficacia degli incontri, il livello di apprendimento ed eventuali criticità su cui intervenire, al termine degli incontri è stato distribuito a tutti i partecipanti un breve questionario di 14 domande a risposta multipla.
I quesiti sono stati suddivisi in quattro categorie principali:
1. conoscenza dei comportamenti a rischio e delle buone abitudini di prevenzione;
2. conoscenza della patologia e delle vie di trasmissione;
3. valutazione “sociale” della patologia sotto il profilo della discriminazione;
4. possibilità di diagnosi e terapia.



Se ci si poteva aspettare una buona padronanza della materia da parte del Personale Sanitario e della Polizia Penitenziaria siamo rimasti colpiti dal fatto che circa 3 persone detenute su 4 hanno acquisito le principali conoscenze e nozioni sull’epatite C, sulle modalità di trasmissione e sulla buona prevenzione. Considerato il grado di scolarizzazione medio basso della popolazione detenuta possiamo ritenerci molto soddisfatti del livello di apprendimento raggiunto ben oltre le aspettative iniziali.

Aderenza Test ANTI-HCV sulla popolazione detenuta - post incontri
persone detenute di sottoporsi al Test per la ricerca dell’Anticorpo HCV ovvero la “willingness to be tested”.
Il personale dell’Istituto Autorizzato ha provveduto ad estrapolare i dati clinici delle persone detenute confrontando il periodo precedente alla realizzazione del progetto con quello successivo.

I risultati sono decisamente incoraggianti:

PERIODO DI RIFERIMENTOTASSO DI OFFERTA DEL TESTTASSO DI ESECUZIONE DEL TEST
2016 100% < 50%
Primo semestre 2017 100% < 50%
Secondo semestre 2017 100% 85%


La percentuale delle persone detenute che per la prima volta hanno effettuato il Test per la ricerca degli anticorpi (ANTI-HCV) è stata del 15%. il restante 70%, pur avendo eseguito il Test in passato e in periodi diversi, lo ha ripetuto come da raccomandazione clinica, essendo parte di una popolazione ad elevato rischio di infezione o reinfezione per cui è raccomandato uno screening periodico anche in presenza del primo Test negativo.

Nel complesso, un numero così elevato delle persone detenute che ha chiesto o accettato di sottoporsi/risottoporsi al Test non era mai stato registrato.

Successivamente sono stati analizzati gli esiti dei Test anticorpali (ANTI-HCV) ed effettuato il Test di conferma NAT (HCV-RNA) sui soggetti risultati positivi ed il 4,7% è stato trovato positivo al virus HCV e prontamente avviato al trattamento.

"Questo genere di riscontro evidenzia, senza alcun dubbio, che le attività di formazione ed informazione hanno la forza di produrre cambiamenti visibili e misurabili per migliorare la salute negli Istituti di detenzione - commenta Ivan Gardini Presidente EpaC onlus - per realizzare una attività di “prisoner engagement” efficace sino a questo punto, abbiamo lavorato su 3 elementi: il coinvolgimento e partecipazione di Polizia Penitenziaria e Personale Sanitario, un apprendimento alla portata dei detenuti, e attività informative svolte in sinergia tra medici e associazioni di pazienti.
In sostanza abbiamo tentato di costruire una parte di PDTA ad hoc per una casa circondariale che cerca di stimolare l’interesse alla propria salute del detenuto piuttosto che imporlo".

Soddisfatto anche Giulio Starnini, Responsabile scientifico Simpse che dichiara: "Riteniamo i risultati ottenuti con il Progetto Enehide di grande rilevanza sia in termini di efficacia che di fattibilità all'interno di un Istituto Penitenziario. La realtà penitenziaria è una realtà particolare dove sono concentrate e possono moltiplicarsi le principali patologie infettive a trasmissione parenterale; l'obiettivo del progetto, diffondere la conoscenza sull'Epatite C tra tutte le persone che operano all'interno di un istituto Penitenziario e tra la popolazione detenuta, è stato pienamente raggiunto e può e deve essere il punto di partenza per proporre incontri formativi e d informativi reiterati nel tempo, grazie al coinvolgimento di molteplci stakeholder, che consentano di avvicinare in maniera costante una popolazione più difficile da raggiungere".

Anna Maria Ialungo, Responsabile Simpse del Progetto, aggiunge: "L'incremento del tasso di testing per l'HCV nella popolazione detenuta evidenziato durante e nel periodo successivo alla realizzazione del progetto ha consentito di diagnosticare nuovi casi di Epatite C e, conseguentemente, di avviare al trattamento un numero maggiore di pazienti in stato di detenzione. Il miglioramento dell'aderenza alla proposta di screening costituisce un presupposto fondamentale per raggiungere l'eradicazione dell'infezione cronica da HCV, possibile ed auspicabile anche negli Istituti Penitenziari in un'ottica di un terriitorio senza HCV".

Il progetto Enehide è stato patrocinato dal Ministero della Giustizia, dal Consiglio della Regione Lazio e dalla Asl Viterbo ed è stato realizzato grazie a un contributo incondizionato di Bristol-Myers Squibb.

Fonte: quotidianosanita.it

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