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Una nuova mutazione genetica favorisce il fegato grasso

Rappresenta la malattia cronica del fegato più diffusa nel mondo, tanto da venire considerata dalla stessa OMS un’emergenza sanitaria di livello globale.

Stiamo parlando della steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Pur non esistendo al momento una terapia specifica per il suo trattamento, le indicazioni principali per prevenirla riguardano la correzione degli stili di vita, come un’alimentazione sana accompagnata da regolare attività fisica.

Tuttavia, se obesità e diabete sono considerati fattori di rischio noti, da uno studio americano condotto dalla UT Southwestern e pubblicato su Nature Communications è emerso che una nuova mutazione genetica favorisce il fegato grasso.

La ricerca si basa sulla piattaforma di screening genetico che ha permesso di identificare due mutazioni alleliche missense semi-dominanti (Oily e Carboniferous) di Gm4951 e di definire un ruolo critico per la traslocazione mediata da GTPasi nel metabolismo lipidico epatico.

Tra i risultati, i ricercatori hanno scoperto che la perdita di GM4951 causa NAFLD senza obesità, promuove l’ossidazione dei lipidi per impedirne l’accumulo nel fegato e funziona come una GTPasi per traslocare HSD17B13 nelle gocce lipidiche. I topi con deficit di GM4951 hanno sviluppato una malattia del fegato grasso non alcolica con una dieta ad alto contenuto di grassi, senza cambiamenti nel peso corporeo o nel metabolismo del glucosio.

Si stima che un quarto degli adulti negli Stati Uniti sia affetto da NAFLD, un eccesso di grasso nelle cellule epatiche che può causare infiammazione cronica e danni al fegato, aumentando il rischio di cancroinsufficienza epatica e necessità di trapianto

La NAFLD è diventata la causa più comune di malattia epatica in tutto il mondo. Negli ultimi decenni, è stato suggerito che i cambiamenti nello stile di vita determinano chiaramente il rischio di prevalenza della NAFLD.

Tuttavia, il contenuto di grasso epatico varia sostanzialmente tra individui con adiposità equivalente, indicando che i fattori genetici contribuiscono allo sviluppo della NAFLD. 

Questo studio assume rilevanza per essere riuscito a identificare un potenziale omologo umano di GM4951 del topo e l’interazione di GM4951 con un’altra proteina umana associata alla NAFLD/NASH, HSD17B13, suggerendo che la scoperta è probabilmente conservata nell’uomo.

Se una nuova mutazione genetica favorisce il fegato grasso, questa può diventare un bersaglio terapeutico nei pazienti in cui si manifesta.

Fonte: epateam.org


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