Tumori, in Emilia-Romagna ogni anno 31mila nuovi casi: tra i dati più alti d'Italia

Cresce il dato della prevalenza, cioè chi è in cura da almeno cinque anni: sono 200mila.
Nasce la rete oncologica e un nuovo modello di assistenza regionale
Ogni anno in Emilia-Romagna si effettuano 31mila nuove diagnosi di tumore. Il dato in crescita è quello della cosiddetta prevalenza, ossia il numero di persone affette da una forma tumorale da 5 anni: si tratta di 200 mila cittadini che in diverse fasi della patologia, in questo momento, stanno affrontando un percorso di cura per combattere il cancro, circa il 4% della popolazione residente.
Il quadro è emerso durante un convegno per la presentazione della nuova Rete oncologica ed emato-oncologica regionale, le cui linee di indirizzo sono state approvate dalla Giunta nelle scorse settimane. «Pensare che ogni anno con le persone che si ammalano di cancro in Emilia-Romagna ci si potrebbe riempire lo stadio Dall’Ara a è un’immagine molto forte — sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini — che ci stimola dopo la battaglia contro il Covid a riprendere con forza la lotta per la seconda causa di morte in Regione (la prima sono le malattie cardiovascolari)».
Il fatto che attualmente il 4% della popolazione sia alle prese con un tumore da 5 anni «è preoccupante — aggiunge Rossana De Palma, responsabile Area Qualità delle cure, reti e percorsi della Regione - La dimensione è estremamente importante e oggi richiede che non solo si affronti la fase acuta, ma soprattutto si vada a gestire questa parte evolutiva della malattia che si sta cronicizzando».
L'assessore Donini: «Ecco come migliorare l'assistenza»
Da qui, la necessità di puntare, come previsto dalla nuova Rete, sull’oncologia di prossimità, che permetterà già nel corso del 2023 di offrire sul territorio, dalle Case di Comunità al domicilio del paziente, attività oncologiche ed emato-oncologiche, come la chemioterapia.
«Oggi dobbiamo cambiare paradigma — spiega De Palma —: tenere la fase acuta negli ospedali che devono essere sempre più messi in grado di lavorare con dovizia di tecnologie e personale e trattare tutta la fase terapeutica e di sorveglianza fuori dall’ospedale, per essere più vicino al paziente».
Secondo l’assessore Donini è proprio questa la vera innovazione della Rete: «Non solo mettere insieme le eccellenze e il lavoro dei professionisti, ma realizzare pienamente l’integrazione fra ospedale e territorio».
Naturalmente si punta ulteriormente sulla prevenzione anche attraverso gli screening: «In Emilia-Romagna abbiamo i dati tra i più alti in Italia — osserva Donini —. A gennaio 2023, il 71% della popolazione target che doveva svolgere lo screening per il cancro alla mammella lo ha fatto, è una percentuale altissima nonostante il Covid». L’adesione agli screening in Regione non ha subito un calo significativo a causa della pandemia e comunque ora è in ripresa, con il 65% di adesione allo screening della cervice uterina, il 53% per quello colon-rettale. Donini poi richiama l’attenzione anche sugli «screening indiretti, come quello contro l’Epatite C.
Anche per quanto riguarda le percentuali di sopravvivenza, l’Emilia-Romagna presenta dati tra i migliori in Italia: «La sopravvivenza a 5 anni per le principali sedi tumorali o per tutti gli stadi della malattia il 60% per gli uomini e il 67,5% per le donne. La sopravvivenza a 5 anni è tra le più alte per il tumore alla mammella con l’89%, del colon-retto con il 69% e anche tumori particolarmente letali e aggressivi come quello al polmone con il 18%».
Fonte: corrieredibologna.corriere.it