Sito Epatite C
Sito Epatite B
Sito Steatosi
Sito Cirrosi
Sito Tumori
Sito Trapianti
Portale Epatite e malattie del fegato
Nuovi Farmaci
Malattie autoimmuni

Tornare al lavoro dopo il trapianto: da Torino le linee guida per i medici aziendali.

Lo scopo è produrre direttive che consentano di applicare politiche uniformi sul territorio nazionale

Uno degli aspetti, non secondario, del trapianto d’organo è costituito dal reinserimento lavorativo e, conseguentemente, sociale del soggetto trapiantato. Il numero degli interventi è significativo, le prospettive di vita in buona salute di questi soggetti sono proporzionali al successo degli interventi chirurgici.

Ritorno alla normalità

È quindi logico domandarsi come possa essere garantita una vita sociale e lavorativa non condizionata da pregiudizi per chi ha vissuto eventi di salute che hanno portato al trapianto d’organo. Questa necessità è stata colta dall’INAIL, che ha promosso, in uno dei suoi bandi di ricerca partecipata (BRIC), il tema del ritorno al lavoro dei soggetti trapiantati, con specifico riferimento a modalità di reinserimento che rispettino le esigenze di piena sicurezza per il lavoratore e, al contempo, garantiscano requisiti di appropriatezza e mantenimento delle qualifiche di mansione.

Il bando

A questo bando ha risposto un gruppo di lavoro, coordinato dalla Medicina del Lavoro della Città della Salute di Torino (professor Enrico Pira), in collaborazione con le strutture complesse dirette dai professori Giorgio Saracco, Mauro Rinaldi e Luigi Biancone, rispettivamente per i trapianti di fegato, cuore e rene. Si tratta di eccellenze nazionali come dimostrano le posizioni di vertice in Italia per numero di trapianti annuali. Al gruppo di lavoro partecipa anche il sindacato Ial Cisl, con il compito di sensibilizzare i diversi attori della prevenzione e della tutela della salute in ambito aziendale.

Reinserimento ragionato

Lo scopo principale è produrre una linea guida che consenta di applicare politiche uniformi sul territorio nazionale tali da consentire al medico del lavoro competente aziendale di operare le proprie scelte sull’idoneità alla mansione specifica, in modo da garantire l’accesso alla migliore attività lavorativa possibile, nel pieno rispetto della sicurezza individuale.

Il progetto è stato premiato dall’INAIL con l’assegnazione di un budget biennale di circa 500 mila euro, comprensivo del cofinanziamento delle diverse Unità Operative, che consentirà di acquisire i dati necessari per l’elaborazione statistica a cura del professor Paolo Boffetta dell’Università di Bologna. La collaborazione tra diversi settori scientifico-disciplinari con competenze trasversali in ambito clinico e di prevenzione consentirà di preparare un documento di utilizzo pratico che consenta il ritorno al lavoro sicuro e gratificante per ogni soggetto trapiantato.

Fonte: lastampa.it


Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento? Iscriviti alla Newsletter!

Quando invii il modulo, controlla la tua casella di posta elettronica per confermare l’iscrizione